giovedì 9 ottobre 2008

Dibattito sull'eutanasia - classe Quarta

mercoledì 8 ottobre 2008
Dopo le polemiche innescate dall'intervento di Lucetta Scaraffia sull'Osservatore Romano, la storica, in studio con Corrado Augias, rimette in discussione i parametri della morte cerebrale.


giovedì 9 ottobre 2008
Dove comincia la morte? Il neurologo Carlo Alberto Defanti, ribadisce a Le Storie Diario Italiano condotto da Augias, la posizione scientifica sulla fine della vita.

Dopo aver visionato attentamente il materiale proposto, esprimi brevemente le tue considerazioni in merito (dead-line 16 novembre 2008).

5 commenti:

Unknown ha detto...

Commento di Giada Boccalon:
allora, secondo me i punti da trattare sono tanti. Voglio dire: innanzitutto il fatto che la morte non venga più considerata tale dopo che il cuore ha cessato di battere, ma bensì dopo che si ha una morte cerebrale.... dunque, io non sono nessuno per stabilire cosa sia giusto e cosa sia sbagliato, sta di fatto che per me se il cuore batte ancora la persona è ancora in vita! Beh, magari il suo cervello non funziona e quindi è tecnicamente un "sacco di patate" coricato in un letto che non puù fare assolutamente nulla, però è sempre una vita! E non è giusto che la decisione di prendere come morte reale la morte cerebrale sia stata presa solo per un bisogno di organi da donare, perchè se fosse così si ucciderebbero delle vite per salvarne altre.... ma non è giusto perchè tutti hanno il diritto di vivere!
E poi ho letto che molte donne in SVP (stato vegetativo persistente e credo a volte anche permanente) essendo gravide sono state mantenute in vita per dare alla luce i figli.... ma quindi se una persona è in grado di portare avanti una gravidanza e di dare alla luce un figlio deve essere per forza viva cristo! Il feto ha bisogno di determinate condizioni per potersi sviluppare e nascere e se la madre è morta queste condizioni non ci sono e quindi il feto muore.... perciò una persona cerebralmente morta non può essere considerata morta, perchè finchè il suo organismo funziona la persona in questione è a tutti gli effetti viva!
Certo, se lo SVP da persistente diventa permanente e, cioè, se diventa irreversibile, allora credo sia dovere del medico e dei familiari far cessare questa persona di soffrire e di vivere dentro ad un corpo che le fa da "prigione"! Solo però se si è certi che le condizioni di questa persona non potranno mai migliorare! Io sono una credente, credo in Dio, credo nel Paradiso e credo nell'esistenza dell'anima e quindi sono convinta che l'anima di una persona in SVP sia imprigionata all'interno del corpo di questa persona e non possa raggiungere la pace eterna, quindi se la persona non potrà mai riacquistare le proprie capacità vitali, allora è giusto lasciarla andare.... ma non credo che il metodo della sospensione della nutrizione sia giusto! Insomma, i medici hanno il coraggio di lasciare morire delle persone di fame??? Ma in che mondo viviamo??? Bisogna cercare di trovare metodi migliori, perchè stiamo parlando di vite umane e nessuno ha il diritto di fare una fine del genere!
Concludo dicendo che, secondo me, alla fin fine il mondo sta andando a rotoli solo per la "convenienza" o per la "necessità".... rendiamoci conto che qui non sono in ballo caramelle o ovetti kinder, qui sono in ballo vite umane! E da vita umana quale sono dico che questo non è giusto!

Anonimo ha detto...

commento di Erik Dreosso:
quello dell'eutanasia e uno degli argomenti piu complicati e difficili da trattare degli ultimi anni.
Secondo me una persona smette di vivere non quando il suo cuore smette di battere ma bensi quando il suo cervello o il suo corpo non gli permettono piu di vivere autonomamente ma e necessario l'ausilio di macchine rimanendo in ogni caso incoscienti.
quindi a mio parere dovrebbe essere la persona stessa a decidere dopo la maggiore eta se in caso di coma giudicato irreversibile farsi sottoporre all'eutanasia cosi come oggi succede x la donazione degli organi, perche fino a prova contraria solo noi possiamo decidere della nostra vita o in questo caso della nostra morte

Anonimo ha detto...

[Commento di Giulia Bianchin]
Buon Giornoooo :)
Sfortunatamente non ho potuto visionare i video… non so per quale strana ragione!
Mi sono preoccupata di leggere il materiale proposto.

Mi sono chiesta… se (facciamo le cornaaaaa!) dovessi vivere in prima persona la situazione di Eluana, non mi farebbe piacere morire di fame, non mi farebbe piacere pensare al mio corpo che gradualmente si disintegra! E magari percepire anche parzialmente cosa sta succedendo… cosa sto vivendo.
E’ anche vero che non sopporterei che i miei genitori vivessero nella speranza che io mi “risvegli”, e che quotidianamente si dovessero occupare di me. Non potrei obbligarli a vivere una tale tortura….
So benissimo che un/a paziente in stato vegetativo non è cosciente, ma se è vero che si parla di testamento biologico, dobbiamo chiederci cosa desiderasse questa ragazza.
E se è vero che desiderava non essere mantenuta in vita in tali condizioni, se dopo anni non si è risvegliata, perché non esaudire il desiderio di questa persona?
Io penso che per quanto non sia cosciente, ella sia sempre una persona, in virtù di ciò che era: come tale, bisogna rispettare i suoi desideri e le sue volontà.
Sembra che lei non volesse «vivere in un letto, senza capire niente». E allora perché non rispettare la sua volontà??
Forse sono affrettata nelle conclusioni, forse mi sbaglierò, ma l’impressione è che ognuno fornisca le sue opinioni, ciascuno argomenta scientificamente, religiosamente o eticamente le diverse prese di posizione, ma i dati oggettivi tutt’ora sono solo 2: una ragazza in stato vegetativo persistente dal 1992 e un padre che da 15 anni circa accudisce sua figlia.
Non so chi di loro si possa considerare vivo!!!! Nessuno sa cosa debba provare il padre, che a quanto pare soffre per l’incoscienza della figlia, per la sua situazione e per le lotte che deve condurre contro le varie “fazioni”. Tutto per esaudire quello che fu uno dei pensieri espressi per scaramanzia, e l’ultimo desiderio effettivo.
E questo fa riflettere sulla nostra vita non trovate?
Come tutto sia monopolizzato, come contino solo le opinioni degli esperti o dei “potenti”, come questi “spazzino via” ed ignorino il volere altrui! In una situazione del genere, perché non conta quanto aveva espresso Eluana? Io credo che certe volte il fervore nello stabilire leggi… criteri..norme per un mondo istituzionalmente organizzato… sommerga le aspirazioni delle persone.

Ma perché si è così insensibili di fronte ai problemi dell'umanità, perché attualmente l’insensibilità sembra essere una parola chiave?
Potremmo modificare e semplificare notevolmente il codice civile e dire: “nulla per nulla”.
Regola fondamentale.
Nulla è casuale, come nessuno agisce disinteressato.

È così amaro il retroscena del nostro insensibile mondo. :(
Ogni volta che ci penso resto sconvolta………………

Anonimo ha detto...

Il dibattito sulla definizione di morte non ha ancora raggiunto una conclusione. Infatti non esiste una definizione incontestabile; ciò è dimostrato dalla continua messa in discussione delle affermazioni fatte e ritenute definitive. Per esempio in un primo momento si faceva coincidere la morte con l’arresto del sistema cardiocircolatorio, in un secondo momento invece con l’encefalogramma piatto. Di conseguenza, da questa teoria,il decesso di una persona dipende non solo dal cuore, ma anche dal cervello. Fatti di cronaca recenti come quello di Eluana scatenano un dibattito su questa questione che interessa la scienza ma anche l’etica. La domanda che ci si pone è : Eluana è cosciente? Si può ritenere viva? Si risveglierà?
Secondo me pur avendo delle prove mediche non di può stabilire per certo che una persona nelle condizioni di Eluana non abbia nessuna possibilità di risvegliarsi, lo affermano gli stessi medici che esiste l’eccezione alla regola. Poi mi viene spontanea una domanda : Come può una donna in coma irreversibile poter portare avanti una gravidanza anche se incosciente? Ciò implica il funzionamento degli organi di una persona che dal punto di vista fisico è viva proprio perché il suo corpo funziona… però funziona perché attaccato alle macchine. Quindi è vero la persona è viva, ma può considerarsi viva una persona che dipende da macchinari, e si può definire vita? In fin dei conti una persona in stato vegetativo persistente SVP, si suppone provi le sensazioni di una persona in coma quindi, in base alla mia esperienza, posso dire che non prova assolutamente nulla, non sente dolore ,non sente la fame , non sente la sete, non sente assolutamente niente, non sa di esistere in quel momento. Di qui la domanda che deriva è: L’uomo è vivo solo quando è cosciente? Non prova sensazioni, ma da studi medici si è giunti alla conclusione che in pazienti singole aree della corteccia celebrale reagiscono a stimoli ambientali , ma non è possibile sapere se ciò corrisponda con la consapevolezza.
Sta di fatto che di fronte a un caso come Eluana non interessino le ricerche mediche, o l’etica che stabilisce cosa è giusto e cosa è sbagliato, ma solo ciò che la persona in questione desidera… perché spesso si perde di vista la volontà del paziente.

Anonimo ha detto...

Faccio sempre fatica ad esprimermi su temi tanto delicati e tanto complessi. Quando sono chiamata ad esprimermi in proposito la prima cosa che mi chiedo è: cosa farei se succedesse a me? Perché in fondo è facile discutere finché qualcosa non ci tocca direttamente.
La prima cosa che penso è: come possiamo sapere che una persona in stato vegetativo permanente non provi assolutamente nulla? Come possiamo essere sicuri che sia effettivamente morta? Cosa ci dà la certezza che non possa un giorno risvegliarsi? Non è forse presuntuoso dichiarare che una persona è “morta” solo sulla base dell’elettroencefalogramma? In fondo siamo umani, non siamo perfetti, e nemmeno lo sono i nostri metodi d’indagine.
Tuttavia penso anche: e se il coma fosse veramente irreversibile? Se la persona non provasse assolutamente nulla? E’ vita questa? Non sarebbe meglio “lasciar stare” il corpo di una persona?
Forse la soluzione sarebbe seguire il naturale corso delle cose…ma a questo punto sorgono altre domande: qual è il naturale corso delle cose? Tenere artificialmente in vita una persona o lasciarla andare nel momento in cui questa si trovi a subire – ad esempio – l’incidente che la porterà alla lesione dell’encefalo?
E quindi torno all’inizio della mia riflessione…cosa vorrei per me? Non so ancora rispondere.